FRAME DADA
LA SCENA DELLA FRAMMENTAZIONE
progetto per un laboratorio di sperimentazione espressiva
a cura di
Alfonso Amendola
FRAME DADA
Laboratorio di sperimentazione espressiva
Spiritualmente non sono trasportabile (Franz Kafka).
FRAME DADA è un laboratorio di sperimentazione scenica e visiva, nato a Salerno nella primavera del 1991.
Il nucleo opera, dal 1992, lungo una linea teorica e di ricerca (con principali riferimenti alla performance e all'happening) che raccoglie diverse forme e linguaggi della produzione artistica: oltre alla dimensione del corpo, della scrittura creativa, del lavoro sulle emozioni e delle improvvisazioni, un ruolo centrale all'interno dell'esperienza di FRAME DADA è ricoperto dall'uso di musica (classica od elettronica), dalla pittura e dall'impiego di immagini video o di proiezioni. L'idea di teatro che FRAME DADA riconosce è quella della forma, della parola annullata, dell'urlo, del gesto istintivo o minimale, del corpo isterico o creativo, del gioco ipnotico, della musicalità delle voci e dei linguaggi.
Linguaggio come dissociazione, frammento, afasia, ritmo spezzato. Ricordando Ludwig Wittgestein "per linguaggio noi intendiamo una quantità di giuochi linguistici".
FRAME: intelaiatura, impalcatura, armatura, montatura, ossatura, corpo, fisico, cassetta a telaio con coperchio di vetro, stato o disposizione d'animo, composizione, struttura, fotogramma, quadro d'immagine televisiva.
to FRAME: macchinare, elaborare, costruire, articolare, disporre, adattare, incorniciare, circondare, svilupparsi, progredire, prender forma.
DADA: "Formula magica, totemica, bisillabo tautologico e calamitante. La prima apparizione di questo feticcio linguistico risale al maggio 1916, quando esso apparve sul numero unico del Cabaret Voltaire. Da allora, è sempre stata forte la tentazione di identificare il fenomeno con il suo stesso nome" (da Profilo del Dada di Valerio Magrelli).
Dada è nichilismo, ironia, situazionismo, rivoluzione dell'oggetto estetico, azzardo sperimentale, "giocattolo", "gingillo", ma Tristian Tzara disse: "dada non significa nulla, dada è un prodotto della bocca".
DID DADA DIE?
LA PRODUZIONE DI FRAME DADA
TEATRO - SCRITTURE - AZIONI - TEORIE
di FRAME DADA
(eventi individuali e collettivi, tra suggestioni poetiche e riflessioni critiche)
* Con l'asterisco sono segnate le esperienze artistiche (in particolare quelle poetiche e teatrali) di FRAME DADA, prima della definitiva formulazione teorica.
*FIORI BRUCIATI
Poesia
Marzo 1988
Introduzione di Mariella Bettarini
Collana diretta da Marco Amendolara
Edizioni Ripostes, Salerno-Roma
*CAJKA
Teatro
29-30 Maggio 1989, Salerno
Teatro San Genesio
Tratto dal "Gabbiano" di Anton Cechov
Regia di Pasquale de Cristofaro
*WOJZEK
Teatro
4 Aprile 1990, Salerno
Teatro Nuovo
Tratto dal "Wojzek" di George Buchner
Regia di Pasquale de Cristofaro
*LAMPI E PIETRE PREZIOSE
Poesia
Gennaio 1992
Introduzione di Attilio Lolini
Collana diretta da Marco Amendolara
Edizioni Ripostes, Salerno-Roma
SITUAZIONE: L'ARTISTA STA CERCANDO DI DIRE QUALCOSA
Azione n°1 per musica, corpi, immagini e urla
10 settembre 1992, Salerno
Arena del Mare
Partecipazione alla Prima Rassegna Multimediale MOMENTI.
Performer: Alfonso Amendola (a.a.), Amedeo De Caro, Rosanna De Sia, Giuseppe Malandrino, Cinzia Plaitano, Olimpia Trivisone.
Immagini: Machina Nefastis.
Musiche: Roberto Marino.
Coordinamento scenico: Alfredo De Sia.
Organizzazione: Cooperativa NAUTILUS C.G.S.
LA POESIA E' INAMMISSIBILE. INFATTI NON ESISTE
Azione n° 2 per flauto e voci
12 marzo 1993, Salerno
La Fenice Spazio Arte
Serate di musica e poesia
(in collaborazione con la rivista di arte e lettere COINCIDENCES).
Performer: a.a., Rolland Caignard.
Flauto: Flavia Delbaere.
Musiche: Bach, Debussy, Ravel, Rota.
Testi: a.a., Caignard, d'Annunzio, Noel, Palazzeschi, Roche.
Organizzazione: Antonio Ferrari.
UN DECALOGO TEORICO-ANALITICO
1. Flusso di parole.
2. Musicalità del linguaggio, suoni, armonie vocali, distorsioni lessicali, errori grammaticali, spazio della non comunicazione, azzeramento del senso.
3. Lo studio n° 2 nasce dall'interferenza relazione tra il suono dolce (e riconoscibile) di un flauto e le voci (o meglio le lingue) del francese e dell'italiano. Ascoltare, attraverso la lettura di diversi testi, quale sonorità ne deriva, sperimentare una sonda linguistica, spezzare la forma comune del senso e della comunicazione per creare una "zona" delle sonorità.
4. L'azione che FRAME DADA realizza , può riportare a quello che nel linguaggio filmico (e televisivo) viene definito "primo piano", con la performance si crea una sorta di "piano fonico", un assolutizzazione delle sonorità, dove il corpo è puro supporto della voce, il corpo è la cassa armonica di risonanza.
5. Liberare la musicalità dalla gabbia del proprio corpo.
6. Lavorare sulle onomatopee, sulle allitterazioni, sulle sovrapposizioni. S e g n o v o c a l e.
7. Recupero e pura associazione delle autonomie della creatività, discontinuità e instabilità del comportamento.
8. Da Opera aperta (1962) di Umberto Eco. "ci si chiede dunque se l'arte contemporanea, educando alla continua rottura dei modelli e degli schemi -eleggendo a modello e a schema la deperibilità dei modelli e degli schemi, e la necessità del loro avvicendamento, non solo da opera ad opera, ma all'interno di una stessa opera-non possa rappresentare uno strumento pedagogico con funzione di liberazione; e in tal caso il suo discorso supererebbe il livello del gusto e delle strutture estetiche per inserirsi in un contesto più ampio, ed indicare all'uomo moderno una possibilità di recupero e di autonomia".
9. "Il non detto è la prigione della lingua" (Marco Amendolara).
10. Magma linguistico, musicalità, interferenza e ronzio, caos e caso. Liturgia vocale e musicale.
IL VINO, LA MUSICA, LA POESIA
Azione n°3 per flauto e voci
26 marzo 1993, Vietri (SA)
Sharazade Spazio Arte
Serate di musica e poesia
Lettori: a.a., Tony Cacchione, Rolland Caignard, Luca Moroni.
Flauto: Flavia Delbaere.
Testi: Baudelaire, Caignard, Calasso, Daumal, Kahyyam, Orazio, Pavese, Yeats.
Musiche: Bach, Debussy, Fauré, Prokofiev, Vivaldi.
Coordinamento scenico: Antonella Trotta.
Organizzazione: Antonio Ferrari.
Consulenza letteraria: Alfredo Nicastri, Titti Valitutti.
RIFLESSIONI
L'azione nasce dall'incontro tra le forme della poesia e della musica, dove il tema predominante è il vino: lo stato di ebbrezza ed il successivo abbandono dei sensi, l'ivresse rimboldiana, il puro dionisiaco. Il momento centrale (ed "ispiratore") della performance è da rintracciare ne La gran bevuta (1938) di René Daumal, poeta e storico delle tradizioni. Il libro riflette sullo stato dell'ubriachezza: "sapersi ubriachi, sia pure di discorsi e di gesti inutili, volerlo essere ancora di più, è il primo passo verso una liberazione e il raggiungimento di quella sobria ebretas che porta alla lucidità e permette di intravedere il proprio cammino. A quella dei discorsi inutili, cioè, deve seguire una ubriacatura di verità e di fiducia".
L'ubriachezza come gioco, gioia, erotismo, abbandono, affanno, liberazione e ancora come vigore, rinnovamento, ringiovanimento spirituale (senza dimenticare che, come scriveva Hegel, "il ringiovanire dello spirito non è un semplice ritorno alla medesima forma, ma è catarsi, rielaborazione di sé"). Le voci di poeti e grandi visionari (vorrei ricordare Artaud...) si rincorrono e si scontrano in un caotico universo in cui la parola è urlo, silenzio, sangue, sospiro, battito del cuore. Il vino è motivo per parlare e scrivere poesia, ancora una volta scontrandosi con i luoghi comuni, nelle finzioni recitative, sospinti da un sapore alcolico, immergendosi in un linguaggio fluido, che vuole trasportare e immalinconire, che vuole disprezzare e rimanere attento al mondo (e alle cose).
Ricordo giovanissimi dandy, ancora inconsapevoli del loro fascino da flaneur vestiti in scuro, impeccabili, curati nei movimenti e negli atteggiamenti, insomma perfetti nella loro immaginetta da boulevard... I giovani dandy, parlavano di poesia e gustavano dolcissimi vini d'oriente, nel loro sguardo distante scorreva un gioco di colori e fiori, un'armonia di musiche e tentazioni...
Questa azione poetica di vino, musica e poesia è dedicata alla memoria di Pier Vittorio Tondelli.
RACCONTO GOTICO
Azione scenica per voci, corpi, suoni e immagini
16 aprile 1993, Napoli
Studio Aperto Multimediale
Rassegna Nuove Tendenze Artistiche
Partecipazione all'azione del Collettivo LAMBRAL
Performer: a.a., Antonio Cherchi, Alfredo De Sia, Olimpia Trivisone.
Testi: Luciano De Feo.
Suoni: Machina Nefastis.
Immagini: Alfredo De Sia.
Organizzazione: Collettivo LAMBRAL.
RITROVAMENTI
Partendo da un testo ritrovato (Racconto gotico) il nucleo espressivo lo ricostruisce step by step).
Il testo viene ricostruito attraverso un processo di parole, suoni voci, echi preregistrati, immagini. Tutto rincorre il testo. Appropriazione, furto, stravolgimento del senso originario. Distruzione ed allo stesso tempo ricostruzione eccentrica del racconto. Azzeramento del valore letterario. Pagine strappate e bruciate. Confusione delle pagine. Come il primo manoscritto del Pasto nudo di William Burroughs. Nascita del microtesto. La scena ha un respiro affannato, movimento convulso, plasticità.
IL BLUES DEL VOMITO
Una lettura con musica
23 aprile 1993, Vietri (SA)
Sharazade Spazio Arte
Serate di musica e poesia
Partecipazione al concerto dei TOM CAT'N TAIL
Lettore: a.a.
Testi: Ginsberg, Masters.
Coordinamento: Alfredo De Sia.
Organizzazione: Alfredo Nicastri.
LEI MI ELENCA TUTTE LEI MIE 'NFAMITA'
Una lettura con musica
2 maggio 1993, Salerno
Fabula Club
Partecipazione al concerto dei FUORNI
Lettore: a.a.
Testi: a.a., Magazzini Criminali, Marinetti.
Immagini: Alfredo De Sia.
Organizzazione: Antonio Cherchi.
JAM SESSION, NATALE '91
Bella quest'aria frizzantina delle holiday natalizie. O no? Mannaggi a' mort è fernut u' uiski.
Lei ti elenca le tue 'nfamità, così impari le cose più belle a dirsi, e canti quei nuovi Jingles che tanto ami. Sai guardare con occhio attento l'inchiostro su quella faccia d'artista che non piace e non piace, ma è tanto Magnifico Depresso. Balli con discreta assiduità muzak music, intorno hai kerubini e wampiri (sul mobile polveroso di casa tua) è vera video-art- She said "dai che ci divertiamo, giochiamo a carte, si sta tra amici, facciamo una bella rimpatriata", ma tu ascolti Alban Berg & Strangles, bevi Taurasi e Madera, sfogli Bernhard e Cassirer, però non devi essere cattivo (ti ripeti), e a questo punto scrivi alle tue 3 amiche laureande in Architettura dal sano egoismo femminile. Rivedi le immagini riprodotte su monitor, ecco l'estate padovana mentre leggi cut-up, e roba del genere (devi ammetterlo in quel Super 8 è adorabile il tuo bacio non dato chiuso nella bocca chiusa). Senti rumori di tacco a spillo dal secondo piano, Fanfan e Liolà al citofono, vociare di tombole e "rossoenero", poco male, a voi le teorie della tua benedetta "vox sine verbis": crepes alla nutella, vodka lemon, Taranto febbraio '84 (... la prima volta).
Giochi con la radio alla John Cage. Scopiazzi (male) Bob Wilson.
Ti alleni coi tuoi sport preferiti Karate-do, Sao Lin Su Kempo, Viet Vo Dao, Kyudo, Full-contact, Savate, Kick Boxing, Qwan Ki Do, Kendo, Jeet Kune Do, Kobudo.
Ricordi l'incontro al Caffè con Marco (il migliore di tutti voi), telefoni Flavio, immagini la Bologna innevata e godereccia che tra un mese con Paolo vi aspetta. pensi telematica e frutti di bosco, ascolti Enzo Jannacci, Luigi Tenco & Eugenio Finardi dreaming solo lei.
Ci è un sacco di gente che si struba per te, ci è un curioso andirivieni, ci è un'ennesima replica, ci è "Bianco Natale" (ma it's egolalia, it's cultura popolare, it's agenda telefonica, it's cyborg, it's Anarchismo Pragmatico, it's' l'incontro flash con un'universitaria fuori sede: la cattolicissima troia calabrese).
Indifferenza, ecco la jeunesse dorée (figurarsi). Lei ti sembra un po' scossa, "ma guarda, che è assolutamente normale quindi nemo problema cocca and that I tried to make a paradiso/terrestre".
BUGIARDO
Una lettura con musica
4 maggio 1994, Salerno
Teatro Nuovo
Rassegna Teatro della Notte, a cura di Pasquale de Cristofaro
Partecipazione al concerto degli AKROATERION
Organizzazione di Roberto Marino.
WORDS
Bugiardo (tanto sei giovane), ho strapazzatp tutti i tuoi ricordi e tu hai fatto finta di nulla. Tutto cominciò con alcune idee ben piantate nella testa e poi venne la necessità di usarle al meglio. Dopo qualche anno, ci montammo la testa, anche perché in corpo avevamo una grande forza. Abbiamo avuto sorrisi ironici e siamo riusciti a nascondere noia e dolore (quasi sempre). A parte ogni dubbio siamo rimasti i grandi malinconici, non per lotta mancata ma per superiorità, senza alcun problema abbiamo affrontato il pudore e il lamento di un amico che si chiedeva solo di parlar. Adesso siamo i maldestri buffoni dell'età della ragione, gli autunnali maestri della più puerile indifferenza, colpiti senza pietà cerchiamo la bellezza nel nulla, elaboriamo noi stessi i linguaggi della monotonia. Abbiamo avuto grandi nemici e terribili amori e siamo stati sempre dignitosi nel dimenticare. Siamo stati i cantori di un'infelicità tutta inventata. Siamo stati i nuovi maestri della cultura contemporanea. Siamo stati i perfetti fanatici dell'underground metropolitano. Siamo stati i magnifici esteti della ricerca spirituale. Siamo stati gli oziosi decadenti di un folle attivismo. Siamo stati la forza e la debolezza di questo mondo. Siamo stati la retorica e la persuasione delirante. Siamo stati l'allegrezza che nasconde la solitudine. Siamo stati i gatti vestiti di vanità. Siamo stati la vendetta più infame ed assordante. E di tutto questo rancore raccontami l'inizio, raccontami il decadere dei tuoi giorni. Ora non sopporto quasi nulla.
BUGIARDO
Una lettura con musica
3 Maggio 1994, Eboli (SA)
Teatro Il Cantiere
Partecipazione al concerto degli AKROATERION
Organizzazione di Roberto Marino.
LA POESIA DAVVERO E' INAMMISSIBILE?. ECCO UNA RIPROVA
Azione n° 4 per musica e voci
maggio 1994, Eboli (SA)
Teatro Il Cantiere
Rassegna Teatro e Musica
Lettori: a.a., Rolland Caignard.
Flauto: Flavia Delbaere.
Pianoforte: Roberto Marino.
Testi: a.a., Caignard.
Musiche: Roberto Marino.
Organizzazione: Associazione Il Cantiere
BUGIARDO
Una lettura con musica
7 Agosto 1994, Laureana Cilento (SA)
Palazzo Antico
Partecipazione al concerto degli AKROATERION
Organizzazione di Roberto Marino
IL RACCONTO DELLE TRE EMOZIONI
Azione scenica per luci, musica e tre interpreti
24 settembre 1994, San Mango (SA)
Abbazia sconsacrata del Monte Tubenna
Partecipazione al concerto degli AKROATERION.
Lettori: a.a., Annalisa Minichiello, Luca Moroni.
Testi: a.a., Neruda, Moroni
Musiche: Roberto Marino.
WORDS
Sottofondo musicale. La scena è composta da due sedie coperte. Una luce al centro scena. Entra un primo personaggio, con fare allarmato chiede ai presenti se è passato qualcuno. Ha un'aria molto preoccupata, è visibilmente teso. Si muove con movimenti nervosi, dopo aver girato un po' nella ricerca di qualcuno si piazza al centro scena (tra le due sedie imballate) ed inizia il suo racconto:
La natura del ricordo.
Esce di scena. Secondi entra il secondo personaggio (una ragazza). Ha con sé una valigia. Cammina con aria stanca ma serena. Dai suoi movimenti traspare una grande leggerezza, una lieve spontaneità. Arriva al centro scena e senza alcuna parola apre la valigia e mostra gli oggetti che essa contiene al pubblico. Poi, li ricompone nella valigia ed inizia il suo racconto:
La natura del sogno.
La ragazza esca di scena. Secondi entra un terzo personaggio. E' visibilmente adirato, parla tra sé ha un fare infastidito e provocatorio. Spoglia le sedie ed inizia il suo racconto:
La natura del rancore.
Esce di scena. Secondi.
CONTRE POUVOIR
Poesia visiva
Maggio 1994 Marsiglia
Speciale su Co-sup
A cura di Rolland Caignard e Antonio Moreira
NON GETTATE ALCUN OGGETTO DAI FINESTRINI
NE JETEZ AUCUN OBJET PAR LA FENETRE
KEINE GEGENSTAENDE AUS DEM FENSTER WERFEN
DO NOT THROW ANYTHING OUT OF THE WINDOW
Azione N°5
per musica, corpi, luci, voci, movimenti.
2 dicembre 1995, Nocera Inferiore (SA)
Ospedale Psichiatrico Umberto I
Partecipazione all'evento n° I INTERN-AZIONE
Performer: a.a., Luigi Carrozzo, Antonio Cherchi, Alfredo De Sia, Gianni Laudati, Alfredo Nicastri, Francesca Paoletti.
Testi: FRAME DADA
Frammenti sonori da: "My life in the bush of ghost" di Byrne & Eno (1982)
No, non me ne vogliate e cercate di volermi bene.
... 1) La linea tra arte e vita deve rimanere fluida e la più indistinta possibile. 2) Pertanto la derivazione dei temi, dei materiali, delle azioni e la loro corrispondenza possono venir fuori da ogni posto o periodo, fuori che dalle espressioni artistiche e dal loro ambiente e influsso ... 6) Il pubblico dovrebbe essere interamente eliminato ... (Allan Kaprow, 1966)
Per un movimento che si ripete fino alla nausea. Per la ripetizione che si rassicura. Per i teoremi che ci condizionano. Per la frenesia di un'azione. Per un gesto uguale. Per la struttura numerica 60-30-60-30-60-30-60-30-60-30-60-30-60-60-30-60. Per il gesto quotidiano. Per l'imposizione esterna. Per la voce spezzata e interrotta "proprio sul più bello". Per la scacchiera ritmica. Per la dimensione dialettica-psico-fisica. Per la dimensione sonoro-musicale. Per il bianco e nero delle immagini. Per la divisa usata. Per la musica a frammenti. Per l'inutilità di sempre. Per la rivolta istituzionalizzata. Per la giostra nervosa del tempo. Per il telecomando che "fa" zapping. Per la leggerezza che dovrebbe avvolgerci. Per il "non sentirsi all'altezza". Per la metropoli fluida ed elettronica. Per l'idea di non sapere cosa dire. Per i sommersi e i salvati. Per il deja vu. Per i tavolini, le sedie ed i superalcolici di tutti i bar. Per la rimpatriata tra amici. Per noi stessi e per chi ci vuole male. Per chi ci ama. Per non sentirsi più "fuori luogo". Per lo "stress di tutti i giorni". Per offesa personale. Per un gilet che ha perso un bottone. Per tante risate. Per il silenzio. Per la noia. Per la voglia di "raccontare una storia". Per un bacio non dato "chiuso nella bocca chiusa". Per un citazionismo ossessivo. Per "stai da fuorissimo". Per favore. Per dovere. Per disamor di patria. Per i situazionisti. Per DADA. Per gli anarchici. Per in Jamaica "no problem". Per Jean Vigo. Per Yves Klein. Per Carmelo Bene. Per Moroni. Per Samuel Beckett. Per Keaton. Per dovere di cronaca. Per dio. Per le serate solitarie. Per evidente miglioramento. Per non riuscire più ad essere originale. Per la visione. Per il magnetismo del gesto uguale. Per transizione tra oggetto e soggetto.
Per tutti gli spagnoli che gettano oggetti dai finestrini.
AZIONE INTERNA NEI LUOGHI DELL'ESCLUSIONE
Teorie n°1
2 dicembre 1995, Nocera Inferiore (SA)
Ospedale Psichiatrico Vittorio Emanuele II
Partecipazione all'evento n° I INTERN-AZIONE
Artisti: Mimmo Casale, Corradino d'Elia, Antonio Eusebio, Giulia Fortunato, Frame Dada, GiovanniFrancoArtista, Mirella Monaco, Mac.Nef, Bianca Perrucci.
Work in progress: 12 ore di lavoro sul posto a contatto con il pubblico e gli ospiti.
INTERN-AZIONE O DEL FRAMMENTO IN PROGRESS
RIFLESSIONI IN MARGINE AD UN'AZIONE-EVENTO
"L'arte può cessare d'essere un rapporto sulle sensazioni per diventare una organizzazione diretta delle sensazioni superiori. Si tratta di produrre noi stessi, non delle cose che ci assoggettino".
Guy Ernest Debord
Entrare nei luoghi del disagio nel tentativo di ripensare i luoghi dell' "A"rte.
L'idea che caratterizza il progetto di sperimentazione artistica di Intern-azione è quella della frammentazione.
I frammenti dell'azione-evento, vanno letti (visti, avvicinati, attraversati, interpretati) come parte di un ampio ed organico mosaico visivo, (giocato come work in progress e capace di sintetizzare forme e visioni espressive: installazioni, performance, musica, action-painting, composizioni, diapositive). Una frenetica esplosione di espressioni tra loro iterattive, sinestetiche e simultanee.
Il mosaico espressivo di Intern-azione si compone lentamente. In progress, appunto.
Intern-azione è un segno (sono segni) che rimanda(no) ad una totalità dell'arte ormai dispersa frantumata, ad una compattezza mancata, ad una piena corporeità rap-presentata attraverso segmenti, appunti, margini, segnali, "materiali minimi" scriverebbe Dorfles (da qui l'idea di iterazione con il pubblico, con gli ospiti e con chiunque voglia raccogliere i frammenti della composizione visionaria e creativa di Intern-azione).
Il frammento è quella parte del discorso che può esser rappresentato solo attraverso il dettaglio, l'abbozzo, il "lavoro in corso". Parlo di discorso perché "Discursus indica, in origine, il correre qua e là, le mosse, i passi, gli intrighi"1 che Intern-azione vuol seguire.
L'uso dei termini proposto è tendenzialmente improprio, ma l'uso/abuso delle categorie "frammento", "dettaglio", "segno", "segmento", è da intendersi nella interpretazione più semplice ed immediata, minimale quasi. Omar Calabrese2, ad esempio, analizza il dettaglio (dal francese "de-tail"= tagliare da) e il frammento (dal latino "frangere"= rompere) da un punto di vista etimologico e rappresentativo, analizzandoli praticamente come due estetiche ben definite, due poetiche autonome, leggibili soprattutto come contrapposizione e differenza. Il taglio e la frattura.
L'azione-evento elaborata da Intern-azione è nelle poetiche del postmoderno (dove il termine, tra odio e amore, al meglio "designa lo stato della cultura dopo le trasformazioni subite dalle regole dei giochi, della scienza, della letteratura e delle arti a partire dalla fine del XIX secolo (...) Semplificando al massimo, possiamo considerare postmoderna l'incredulità nei confronti delle metanarrazioni"3).
Scomparsa (definitivamente?) la sacralità e la tensione all'unicità (all'aura) dell'arte, le esperienze della sperimentazione artistica contemporanea (verso cui Intern-azione vuol specchiarsi) vivono e si "realizzano" sotto il segno forte del rimando, della totalità spezzata (spazzata), della frattura concettuale.
Il progetto di Intern-azione è per un'arte sociale, per la contaminazione e per l'abbandono dei luoghi canonici dell'arte. Intern-azione diventa un contenitore di corpi (di tutti i corpi), di immagini, suoni, proiezioni, oggetti, sguardi. Una nuova "grammatica" espressiva caratterizzata da esplosioni, irruzioni, tagli, ri-composizioni, ritorni. Un grande laboratorio della creatività. Il mosaico totale dell'azione-evento segue una linea poetico-rappresentativa dominata dal flusso, dallo spostamento e dalla ripetizione. Work in progress.
Note
1) Roland Barthes Frammenti di un discorso amoroso, Torino, 1979, p.5.
2) Omar Calabrese "Dettaglio e frammento" in L'età neobarocca, Bari, 1989, pp.73-95.
3) Jean-Francois Lyotard La condizione postmoderna, Milano, 1981, p.51.
SORRISI INCERTI
Poesia
Dicembre 1995
Collana diretta da Alfonso Amendola
Edizioni Il Segno delle Vanità, Salerno.
EventI di riscrittura ambientale
Teorie n°2
25-26 Maggio 1996, Salerno
Palazzo San Massimo
Performer: Mimmo Casale, Corradino d'Elia, Antonio Eusebio, Frame Dada, GiovanniFrancoArtista, Mac.Nef, Mirella Monaco, Bianca Perrucci.
Organizzazione: Associazione Culturale Irrequieti.
Rassegna: Salerno Porte Aperte.
SPU(n)TI DI RIFLESSIONE
Intervenire sull'opera d'arte. Sullo spazio ambientale. Sullo spazio architettonico. Sulla struttura visiva. Sulla dimensione sonora. Un possibile (?) richiamo, alla lontana -molto alla lontana- dell'esperienza dell'arte ecologica (land art/hearth art, ci avete presente Christo), dove l'intervento-gesto del performer non vale per quello "edonistico e ornamentale ma per quello che potremmo definire una presa di coscienza dell'intervento dell'uomo su elementi che presentano un ordine naturale e che, da tale intervento, sono sconvolti e incrinati" 1.
Appropriazione, rivisitazione, riscrittura dell'opera d'arte (e dell'ambiente che lo circonda). Il sogno (e in qualità di sogno è giusto che rimanga tale) sarebbe quello di abbattere, annullare, polverizzare l'opera esistente (e a nostra pallida difesa vorremmo citare un immancabile Nietzsche "dalle macerie la rinascita"). Per una "Bulldozer ART" (direbbe Mac Nef). Da Salerno a Porte Aperte a Salerno a Porte Sfondate. L'obiettivo resta, ed molto più minimale, quello di impacchettare e numerare -e qui la citazione tocca a Peter Greenaway- gli elementi spaziali del luogo della nostra azione. Mercificazione e denigrazione. Abuso ed evento per-formativo. La riscrittura (oncemore) e l'esasperazione (non dimentichiamo l'imponenza sonoro-verbale). Il non-sense musicale.
Il disinteresse verso questa azione è sostanziale ed è la motivazione principale. "Il fatto che mi capiti di 'tagliare con l'accetta' riflette il mio approccio all'argomento, il quale ultimo -come ho già detto- non ha alcuna importanza" 2.
Corde, lenzuola, cartoni, plastiche, acciaio... Arnesi da imballaggio. Numerazione ed elencazione. Assenza di narrazione (e di contenuto, of course). Costrizione e mortificazione degli elementi (costrizione e mortificazione degli spettatori, magari...). Indifferenza e inclinazione al cattivo gusto. Zero linguistico. Zero espressivo. "Fiore, carne, marmo, in te, Venere io credo" scriveva Rimbaud.
Ogni futuro di arte o di vita (il migliore, il peggiore, il più indifferente) si edifica su altri futuri, su altre scritture, su altre invenzioni. L'unica possibilità è osservare se stessi. La propria "mutazione" (pensiamo alla rivolta dei corpi nella produzione cinematorgrafica di David Cronenberg e in quella letteraria di William S. Burroughs). Il desiderio è quello di rimanere, niccianamente, "fedeli alla terra". (Anche solo per il gusto di fallire alla grande).
"La guerra è dichiarata. Abbasso gli spioni! Abbasso le punizioni! Viva la rivolta!... Libertà o morte... Issiamo la nostra bandiera sul tetto del collegio. Domani, tutti in piedi con noi. Giuriamo di bombardare le vecchie teste di pipa dei giorni di festa a colpi di libracci e di vecchie scatole di conserva, munizioni che abbiamo nascosto nel granaio. Avanti! Avanti" 3.
1...2...3... FUCK ART! LET'S DANCE!!!
1) Gillo Dorfles "Ultime tendenze nell'arte d'oggi. Dall'informale al Postmoderno" Milano, Feltrinelli, 1991, p. 153. 2) Stewart Home "Marci, sporchi e imbecilli. 1976-1996: la rivolta punk non si è mai fermata" Roma, Castelvecchi, 1996, p.19. 3) Questo è il proclama dello studente Tabard tratto dal film "Zero in condotta" (1933). La citazione è stralciata dalla sceneggiatura presente in Pino Bertelli "Jean Vigo. 1905-1934. Cinema della rivolta", Ragusa, La Fiaccola, 1995, p.89.
APPENDICE: UN RACCONTO
SEGNI DI LUCE OVVERO LA LUCE DI-SEGNATA
ELOGIO ALLA SCRITTURA VISIVA
(tra kinema e computer grafica)
"Nessun significato è esplicito/ come nessuna idea è chiara/
non abbiamo che sensi implicati/ in Segni"
Gilles Deleuze
Vivo in una sorta di costante difesa gelida. Nascosto dietro uno schermo, dietro le quinte di un palcoscenico, dietro i camerini di un set televisivo, dietro l'obiettivo di una telecamera. Nascosto eppure interno al mondo dei segni visivi, nascosto tra le pieghe complesse dello sguardo. Proponendo di me unicamente un segno composito, divertito, ben curato ma estremamente distante.
DETTAGLIO. Si distingue il fondale di un computer acceso. CONTROCAMPO. Inquadratura in PRIMO PIANO dell'autore, che falsamente è impegnato a pensare e scrivere.
Questa mattina sembra noiosamente uguale a mille altre mattine precedenti. In Microsoft Word graficizzo subito i miei inutili pensieri.
L'immagine di luce bianca (la scrittura visiva) trasmessa dal mio portatile taglia il blu acceso del fondale. Forse sembrerà una follia (o meglio un'idiozia che rasenta il ridicolo) ma devo confessare che provo conforto nel flusso di luce voracemente vomitato dal mio computer, nel ritmo di una scrittura che vorrebbe essere convulsa, elettrica, velocissima, allucinante (nel senso di "alludere" e "luce").
Stacco. L'azione procede fondamentalmente tra CAMPO E CONTROCAMPO, nell'immagine in DETTAGLIO del computer e del PRIMO PIANO dell'autore.
Vorrei che fosse buio. Ma l'ispirazione purtroppo viene quando vuole e così capita di dover scrivere persino in orari mattutini. Un peccato, quando si dice la sfortuna.
Dicevo che confortato dalla luce digitata in DOS mi sento meglio, veramente meglio. Ho sete.
Stacco. In PIANO AMERICANO l'autore è in piedi, seguito da un PIANO SEQUENZA della durata di circa 4 minuti. Si vede l'autore di spalle che va in cucina, riempie un bicchiere d'acqua gelida e lentamente ne beve la metà. Torna al computer. PRIMO PIANO dell'autore che pensa...
Adesso tocca alle evocazioni. Semplici immagini, giochi di segni che costruisco con minima conoscenza geometrica: arabeschi, lingue di luce, specchi distorti, rituali alchemici, bagliori di neon, suicidi in massa, chiese barocche, interni di pittura olandese, sagome senza volto, cristalli con finissimo alcol d'oriente, cuscini e stoffe color viola, preziosi libri d'antica edizione, gocce di sangue, cherubini e piccole dee da adorare.
Un mondo di segni/segnali, apparenze, metonimie, rimandi e citazioni di citazioni. Chiudo gli occhi, Provo a riposarmi, mentre il ronzio del mio computer sembra cullarmi con una nenia, con un lieve ronzio elettrico (nuovo segno -acustico- di questa strana mattina creativa).
Penso che ogni desiderio termini in malo modo, l'ideale sarebbe non realizzare mai i propri sogni (i propri segni), vivere con un sentimento dell'indefinito, dell'inappagato, elaborarsi una segnaletica dell'insoddisfazione. Celebrare il costante rifiuto di quelli che hanno la (pessima) abitudine di "realizzare" e "rendere in forma concreta" tutto. Provare a tessere una fitta rete dove bellamente vanno a confondersi noia ed eleganza, spleen ed ennui (ancora una volta), gioia e rancore, sorpresa e risentimento.
Accendo lo stereo ed ascolto un brano dei Joy Division, che non sentivo da anni: "Non capisci che significa molto, quando la gente ti ascolta perché devi lavorare sodo per ogni cosa che ottieni. Non puoi dormire sugli allori adesso. Non quando non ne hai. Ti ritroverai in un tombino. Esattamente da dove vieni".
Dimenticavo il fatto di dover "lavorare sodo", di produrre qualcosa, non solo semplici segni d'apparenza, ma sensi, contenuti, qualcosa che sia testimonianza, presenza (addirittura). Penso che questa mattinata sia giunta al termine. Soddisfatto o no, adesso mi avvio al giorno nuovo.
PRIMO PIANO dell'autore. Ha una mano piazzata sul volto. Dopo aver spostato la mano-segno- dal volto mostra una calma insolita, insospettabile si potrebbe dire. Accenna un sorriso bruciato dalla bellezza graffiante delle labbra strette, un sorriso perfetto ma logicamente falso.
Alfonso Amendola dal 1991 dirige il laboratorio di ricerca espressiva Frame Dada.
Laureato in lettere, è cultore della materia con la cattedra di Semiologia del cinema e degli audiovisivi presso il Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell'Università degli Studi di Salerno. Ha pubblicato saggi e monografie sui linguaggi visivi. Vice direttore di "Malamente. Trimestrale di culture del Meridione", collabora a riviste specializzate e, dal 1992, scrive di società e cultura sul quotidiano "Il Mattino".